Arremba San Zorzo!



“Arremba San Zorzo!”, questo era il grido in nome del pugnace santo (trafigge niente meno che un drago) con cui i marinai genovesi s’avventavano – all’arrembaggio, appunto - contro i nemici, molti secoli or sono, chiamando a raccolta anche i meno audaci. E San Giorgio – nativo si badi della Cappadocia ora turca - non a caso via via campeggiò su vessilli, su palazzi pubblici, su bassorilievi e su alcune botteghe della Repubblica di Genova, città dove del resto, nel ‘400, fu intitolata al valoroso martire cristiano anche la prima banca (mai fondata al mondo), la Casa delle compere e dei banchi...
Nella “Superba” costui è venerato tanto quanto o anche più del patrono, San Giovanni Battista (la città è peraltro tutelata anche dai più “tardi” San Lorenzo e San Bernardo di Clairvaux), ed un tempo s’impetrava il suo aiuto contro morbi e pestilenze, del resto varii ed assai ricorrenti, la peste ad esempio entrava dal porto. San Giorgio, di cui peraltro aldilà delle leggende si sa poco, è infatti il lanciere-cavaliere “benigno” in tutte le occasioni, internamente ad un culto che – giunto da Bisanzio, oriente – si protrae almeno da 15 secoli. Chi voglia visitare la sua chiesa-tempio (ricostruita, e dalla storia travagliata) deve penetrare nel dedalo labirintico dei carruggi medievali, nel “foro romano” (ivi si convocava la cittadinanza e da qui si computavano le miglia di distanza su Postumia e Aurelia…) dove sorge anche la barocca San Torpete, un’area – tra porto e collina di Castello, primo nucleo-emporio di Kainua - oggi turisticamente celebre anche per le cento trattorie e "sciamadde" che la costellano, vicoli che odorano di fritto, voci colori sapori.
Lo stendardo con la croce rossa in campo bianco, che lega Genova ad altri territori, è citato la prima volta da annalisti del XII secolo, un’età in cui la città fa ormai sentire il proprio peso tanto a ponente come a levante, e specialmente oltremare, prodromo di quell’affermazione mercantile che sino almeno a tutto il ‘600 farà di Genova una “capitale” del business mondiale, ed un luogo di benessere cosmopolita. Ed è nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (Varazze), arcivescovo dominicano e cronista di fama (1228-1298), che stendardo e santo definitivamente si uniscono, in un passo riferito alla prima crociata in Terrasanta e all’eroica espugnazione normanna di Antiochia (giugno 1098).
Tuttora la sede dell’Autorità portuale genovese è ubicata in Palazzo San Giorgio, a Caricamento (quartiere Molo), un edificio ducentesco/cistercense, di potere civile, eretto per volere del capitano del popolo Guglielmo Boccanegra (dinastia che poi avrebbe dato il primo doge a vita), di simpatie ghibelline, così da controbilanciare il potere religioso – quando la parte guelfa riconquistò il potere dové difatti riparare in Francia - . Il santo domina la facciata (su via della Mercanzia) magnificamente affrescata, di una struttura che dominava le banchine. Essa propone 2 parti peraltro assai diverse, una medievale verso i portici di Sottoripa (il paese di ferrame e alberature cantato da Eugenio Montale), una rinascimentale, col mare che sfiorava le fondamenta. Il complesso, in splendide condizioni, fu restaurato sin dall’800, sotto la guida del D’Andrade.
In questi giorni, infine, là dove tragicamente crollò il viadotto Morandi, la città inaugurerà – assai lieta notizia - il nuovo ponte autostradale, intitolandolo proprio a San Giorgio.
Anche l’associazione culturale “Genova World”, si parva licet componere magnis, ha intitolato al santo una recente ideazione culinaria, peraltro di grande successo, una focaccia mediterranea che celebra Genova ma, attraverso gli ingredienti del condimento, viaggia attraverso tutte le province liguri: prescinsêua, origano, acciughe di Monterosso, patate della Val Bormida e olive taggiasche sono infatti l’omaggio che la ricetta, da Genova, tributa alle terre circostanti.
“Arremba San Zorzo!”
Umberto Curti, direttore scientifico di Genova World

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