Ianuensis ergo mercator

frutta candita, un "rito" che lega Genova al mondo arabo e alla Sicilia...

Ianuensis ergo mercator, si suole dire.
In effetti, per chi si occupi (anche) di etno-gastronomia e di storia del commercio, le fortune della “Superba” paiono sempre legate all’affaccio sul Mediterraneo e ancor più alle capacità mercantili, ovvero a quelle rotte che consentirono un’interazione fra culture, merci e risorse differenti (e la cultura poggia su quanto un popolo coltiva, produce, compravende, scopre…). 
Ero studente all’Università allorché docenti e saggisti iniziarono a parlare di storia come sommatoria di storie (individuali e private), allorché la lezione degli “Annales” di Bloch e Fabvre permise nuova e interdisciplinare luce anche su tutti gli aspetti della quotidianità (manufatti, cibi, tradizioni folkloriche, processi sociali…) che sino a quel momento l’histoire événementielle aveva colpevolmente trascurato, allorché Jacques Le Goff attraverso la sua teoria del monumento/documento (ovvero elemento che ricorda e spiega il passato) chiarì quanto un’incisione rupestre, un monile, un frammento di ceramica, un utensile, siano testimoni-chiave per l’indagine storica, e rievochino significati rivelatori…
Liguria, non a caso terra di mortai, di lampare, di arbanelle, di fiscoli, di testetti…
Liguria terra di nutraceutici, di vitigni autoctoni, di basilico d'eccellenza...
Quando il turismo ridarà segni di vita (nell'auspicio che il dramma del coronavirus sia servito a qualcosa), le esperienze si dovranno focalizzare proprio su questo genius loci, su questi corredi di oggetti e valori, che cifrano con distinzioni identitarie la nostra quotidianità. Gli ospiti (e questa parola è bellissima) vorranno “immergersi” nei nostri territori vivendo relazioni coinvolgenti, comprendere a fondo quel che siamo, viaggiare a fini di scoperta interiore. Superfluo dunque aggiungere, ma dal mio punto di vista è sempre doveroso, che l’enogastronomia reciterà un ruolo pivotale all’interno di tali (nuove) proposte d’accoglienza.
Quanto a Genova, “capitale” europea anche in senso di sapienze alimentari, dovrà posizionare il proprio brand in competizione con molte altre città-destinazione - e molti altri porti - . La fedeltà a se stessa costituirà verosimilmente il miglior strumento di promozione, Genova come millenario “ponte” d’approdo e partenza da e verso gli altrove, come link all’internazionalità, come hub d’interazione verso molteplici realtà.
Riflettevo su alcune ricette della tradizione, che ci connettono per analogia a cucine straniere o comunque lontane, in una sorta di "food crossing", la farinata, la focaccia, il ciuppin, la cima, i canditi, potrei proseguire molto oltre…
In tali scenari, l’associazione culturale Genova World sarà lieta, attraverso tutte le sue professionalità interne, di collaborare con le istituzioni ideando una serie di contenuti narrativi (anche e specificamente online) funzionali alla valorizzazione della città, e che alla città resterebbero come patrimonio materiale e storytelling spendibile in molteplici occasioni (webinar, convegni, fiere e roadshow, momenti d'internazionalizzazione…). Questo ‘post’ valga già come candidatura, Genova ci può reputare quanto mai pronti e motivati.
I

Commenti

  1. Caro Umberto, leggere il tuo post mi ha fatto sognare...il profumo del mare, il profumo delle spezie, il sapore di cibi che legano Genova a tutte le città di mare del Mediterraneo, creando un unicum di storie e cultura... che voglia di viaggiare, di issare le vele e sentirle sbattere nel vento!!!per fortuna la nostra città e la Liguria sono un microcosmo che concentra la mediterraneita', e restare qui tra erbe profumate e orizzonti marini è un privilegio...come tanti viaggiatori di ogni tempo, Genova mi permette di restare viaggiando con la mente.

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