Riflessioni per il dopo virus

antichi attrezzi da cucina del "Museo del legno" di Mallare(SV)


Ieri 1/5/2020, in un articolo de “Il giornale” nel quale s’intervistavano alcune Ambasciatrici di Genova nel mondo, leggevo queste parole dell’allergologa Paola Minale (Vicepresidente di "Genova World"), collegate anche all’emergenza virus in corso: “I periodi di emergenza sono anche occasioni di apprendimento e miglioramento (…) Ci vuole un’educazione sanitaria. E un approccio olistico, perché la cura nasce anche dalla prevenzione, da uno stile di vita sano, dal recupero del territorio, da filiere alimentari certificate che consentano una buona alimentazione, dall’aria pulita”.
Altrove, in un “magazine” recuperato in un supermercato, ho trovato queste preziose riflessioni dello psicologo Raffaele Morelli (fruibili anche online): “Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte (...) In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira... (…) In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati né domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro arriva lo stop. Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene? (…) Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato? In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunità (…) Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci. Perché col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto”.

Si può restare indifferenti?
Come vorrei che l’associazione “Genova World” cominciasse a pronunciarsi su alcuni temi, che non a caso nei mesi scorsi ho ripetutamente toccato anche su Ligucibario®! Come vorrei che questa piattaforma (blog, sito, o qualsiasi forma e nome gli verrà data) si aprisse e s'animasse di dibattiti! 
Quanto alle voci esterne, il primo soggetto che amerei intervistare è il giornalista Wolf Bukowski, autore de “La danza delle mozzarelle” (ed. Alegre, 2015), uno dei j’accuse più sorprendenti contro alcuni grandi players italiani del settore food.
E Gino Girolomoni, mancato purtroppo qualche anno fa, era il "padre" della pasta biologica in Italia, ma so che i figli perseverano nella filosofia del padre.
E l'Associazione biologi ambientalisti pugliesi, la quale ha non a caso realizzato quel capolavoro "X grain. Regola n. 1: salvare la pelle" che andrebbe proiettato in ogni scuola.
E Paolo Rumiz, giornalista "militante" e viaggiatore, cui dobbiamo una serie di docufilm (in partnership col regista Alessandro Scillitani) che stanno contribuendo alla riscoperta di tanto Appennino e tante aree rurali marginalizzate dal cosiddetto progresso.  
E Luca Ponzi e Mara Monti, le firme di “Cibo criminale”, edito da Newton&Compton nel 2013, una delle inchieste più sconvolgenti su quanto mangiamo quotidianamente e che sostanzia anche gran parte delle pizze tradizionali (pomodoro, olio, prosciutto, mozzarella di bufala…).

Da quelle interviste vorrei principiare, anche per immaginare consapevolmente cosa “Genova World” farà da grande…
“Genova World” come soggetto autorevole, non vincolato allo scambio commerciale e al marchétting degli spazi pubblicitari. 
“Genova World” come soggetto al servizio in primis di quella Liguria enogastronomica (più) appartata, ulteriore, silenziosa, che di rado, per ovvie ragioni, compare sui massmedia che inseguono il “trendy”. 
“Genova World” come luogo dove cibo e vino sono piacere da spartire, lontana lontana dai guru, le sette iniziatiche, gli esoteristi snob, che rendono un pessimo servigio alla causa del made in Italy autentico (benvenuto chiunque è libero dai brand, e chi non posta foto sui social per esibir se stesso accanto a cibi e vini “esclusivi”…). 
“Genova World” come antitesi al misoneismo demagogico dei “ruralisti” che rivorrebbero le economie del baratto. Inutile girarci attorno: le (idonee) tecnologie, web/social marketing, conoscenza dell’inglese, capacità di storytelling – beninteso sempre con al centro l’uomo - presto separeranno le imprese, non solo turistiche, in grado di competere da quelle che si arrendono (moltissime purtroppo si sono già arrese), e pertanto la keyword è una sola: formarsi formarsi formarsi. 
“Genova World” come promotrice invariabilmente di materie prime di qualità, amica delle DOP e delle filiere tracciabili, dei grani antichi* e delle cultivar autoctone. Valorizzazione del terroir, del lavoro artigianale, dei preimpasti, dei vini il più possibile puliti, dei cioccolati con solo burro di cacao… Nessuna apertura agli OGM, ai trash food, all’invadenza della chimica e degli additivi, nessuna indulgenza verso le contraffazioni agroalimentari, il glifosato…
“Genova World” come soggetto estraneo alle lobby, alle corporazioni, agli opportunismi clientelari. 
“Genova World”, infine, come progetto affinché la Liguria e Genova siano (nuovamente?) luoghi dove vivere felici e lavorare con profitto, e che regalino opportunità ai giovani di talento (in primis nei settori turismo, cultura, food che tanto li attraggono) anziché spingerli a cercar fortune altrove.


* o grani "ritrovati" che dir si voglia (le dispute lessicali non mi appassionano). Duri o teneri, ne trovi un elenco strepitoso (m'è costato anni di ricerche...) ovviamente su Ligucibario, a questo link

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