L'anno che verrà. Buoni propositi

 


Molte persone, sui social, infliggono al mondo - secondo l'umore del momento - verdetti categorici, puerilità miste, tanti video e foto di se stesse in viaggio, o a tavola…, nella (forse disperata) speranza che al mondo davvero interessi cosa pensano, dove sono, cosa mangiano, cucinano, bevono…
Intanto, una (l’ennesima?) ricerca universitaria, svolta per 6 mesi su un campione di mille persone tra 18 e 30 anni e pubblicata sull’American Journal of Preventive Medicine, conferma che web e virtualità aumentano il rischio di depressione e umore cupo anche su soggetti senza alcun segno iniziale di “male oscuro”. Ed il rischio – non disgiunto da altri fattori - aumenta ovviamente col crescere del tempo trascorso dinanzi ai monitor di PC, smartphone, tablet. Come stupirsene?

Scrivevo nel 2005 in un saggio che verosimilmente nessuno ricorda più (1), e illudendomi in un cambio di rotta: “Le contraddizioni (anche fortemente italiane) legate al repentino passaggio dalla cultura agro-pastorale alla industriale, sino alla recente terziarizzazione di gran parte della società, hanno prodotto vaste “lacerazioni” che inducono fenomeni di ritorno alle origini, di nostalgia verso una dimensione “altra”, avvertita emotivamente come meno omologata e come più conforme al vivere umano. Da Orazio a Rousseau, l’idea dell’uomo figlio della natura e non suo antagonista. Il valore della persona e della famiglia, la quiete, la semplicità e la chiarezza delle relazioni, il rispetto della natura e del lavoro, la stretta di mano e l’odore di casa, l’orgoglio, l’arguzia sincretica…contrapposti ai ritmi frenetici, alla crisi dei valori, all’eccesso di superfluo, alla tecnologia straniante, alla freddezza e alla competizione, all’uomo-massa e all’inquinamento…”

Che il 2021 ormai alle porte possa davvero esser diverso dal 2020, e che la tragedia che ha devastato l’intero pianeta sia momento di riflessione autentica, sul modo in cui abitiamo il pianeta, sui nostri comportamenti quotidiani, sulla progressiva irrilevanza cui il consumismo e la tecnologia ci condannano. E sulle pagine che dovremmo recuperare (da Pier Paolo Pasolini a Zygmunt Bauman, da Theodor Adorno a Paolo Rumiz…).
Una riflessione cui “Genova World” non si sottrarrà ed anzi alla quale – collegialmente – dovrà contribuire, con idee, progetti, webinar, eventi, relazioni, e con quella convivialità che rende un’associazione vero vivo sodalizio e non creatura di parole e di carta. Questo è il manifesto per il 2021...
I migliori auguri di sereno anno nuovo, dunque, agli amici che ci vogliono bene, ai lettori che ci leggono, ed a chiunque vorrà affiancarci nel percorso e nelle idealità che ci prefiggiamo.
(1) Alte stagioni. Modelli per il marketing turistico, ed. Erga, Genova, 2006

Umberto Curti

 

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