Un Natale di “decenza quotidiana”

 


Mentre la Liguria ritorna mestamente in zona gialla (speriamo non diventi arancione), continuano gli assembramenti, il “no masking”, i comportamenti incauti. La società liquida – dobbiamo a Bauman l’appropriata espressione – non solo ha sottratto alla persona innumerevoli punti di riferimento, ma purtroppo si caratterizza per un individualismo spinto agli eccessi, insofferente ad ogni regola.
Come Direttore di “Genova World”, in questi giorni che precedono il Natale avverto la “necessità” - e stavolta ancor più che negli anni precedenti - di una riflessione circa quel che siamo e che saremo, circa il buon uso della memoria (che è maestra d’avvenire), circa una festa da vivere il più possibile in famiglia, o comunque tra coloro che amiamo, respirando il profumo delle buone tradizioni.
La pagina Facebook della Biblioteca Civica Berio, su cui ho il piacere di scrivere, ospita dal 17 dicembre una mia ricostruzione di quello che era l’antico pranzo natalizio dei Genovesi (eccovi il link scorrendo alcuni post verso il basso), antico nella misura in cui i documenti ci consentono di “arretrare” la nostra ricerca storica. Emerge quanto fosse importante, ieri come oggi, ritagliare in quelle case e quelle sale uno spazio (intergenerazionale) di calore e d’intimità, gustando pietanze rituali e talora sontuose, dai natalini in brodo al cappone con la mostarda, ma senza dimenticare il mondo là fuori, gli altri, i meno fortunati, il bisognoso che bussasse all’uscio, e senza dimenticare di custodire una fetta di pandolce per il 3 febbraio (San Biagio, protettore di gola e naso)…
Alzo un calice immaginario per brindare a tutti i Lettori che leggono questo blog e che seguono le iniziative della nostra Associazione (il 2022 serberà alcune importanti novità), con un augurio sincero per un felice Natale e per un anno nuovo ricco di salute e pace, progressivamente al riparo da questa pandemia che ancora ci affligge, stravolgendo vite, giorni ed economie.
Che questo Natale sia perciò anche l’occasione per stare davvero insieme agli altri, riscoprire il senso autentico dei valori importanti, “bannare” dalle priorità le tante cose superflue e stupide (in primis i selfie ossessivi sui social?) con cui in realtà non sprechiamo che tempo. Eugenio Montale, straordinario esegeta del Novecento, nel meraviglioso testo Visita a Fadin, parla di “decenza quotidiana (la più difficile delle virtù)”, e presumo che oggi gli ripugnerebbe tutta questa esibizione, questo narcisismo vuoto di contenuti, tanto più che “là fuori” imperversano i contagi da Covid, i decessi, le sofferenze.
Credo proprio che al Natale – e a questo in particolare - meglio s’addicano un po’ di sobrietà e di continenza.
Vi abbraccio.
Umberto Curti

 

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