Il docufilm di Franco Nativo sul crollo di ponte Morandi


Con Luisa Puppo ho partecipato, sabato 19 novembre presso il teatro Instabile di via Cecchi a Genova, alla proiezione del docufilm realizzato dal giornalista Franco Nativo nei minuti immediatamente successivi al crollo di Ponte Morandi, la tragica mattina del 14 agosto 2018 sotto un diluvio torrenziale. Ciò che il pubblico in sala (numeroso) ha veduto era materiale “grezzo”, inedito, senza montaggio né altro, restituito – 4 anni dopo – esattamente nella forma in cui fu girato… La serata, condotta con garbo e rispetto assoluti, è risultata quanto mai toccante, anche in virtù della presenza di famigliari delle vittime (furono ben 43) e di esponenti di reparti che quel giorno accorsero prontamente ed eroicamente per prestar soccorso, salvando le vite a feriti gravi e a persone intrappolate fra calcinacci e lamiere… Le sequenze fra gli scrosci d’acqua e le sirene incessanti delle ambulanze mettevano tuttora i brividi, ed io pure ho ripensato a dove fossi quel giorno (ero a Garessio), a cosa stessi facendo, a cosa avessi provato apprendendo una notizia che lì per lì mi lasciò totalmente incredulo. Com’era potuto rovinare un viadotto autostradale che anche esteticamente profilava col suo slancio la val Polcevera?? I mesi successivi a quel 14 agosto, come noto, furono anche il calvario dei tanti sfollati che dovettero abbandonare le proprie abitazioni, i tanti ricordi, i tanti frammenti di un mosaico – affetti, oggetti, abitudini - che era stato la loro vita precedente… Un ponte tuttavia non cade da sé, non cade per fatalità: Ponte Morandi cadde per incuria, un’incuria dettata a propria volta da avidità. Da “ponte di Brooklyn” (così lo chiamavano i Genovesi e non solo) Ponte Morandi divenne da quel giorno il ponte della vergogna, una vergogna su cui si auspica che ora venga fatta giustizia. Iniziative meritorie come quella di Franco Nativo valgono dunque a non dimenticare, a far sì che l’orrore accaduto non debba mai più riaccadere. Il docufilm verrà prossimamente proiettato in ulteriori sale.

Umberto Curti

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