Cibo fra le onde. Una ristoratrice racconta (parte 7)
Nella foto: brandacujùn di stoccafisso su galletta del marinaio,
un dialogo fra Ponente e Levante...
A questo link la "puntata" n. 1, da cui lanciare anche le successive
Veniamo ora alle tecniche
gastronomiche, e da ristoratrice vi svelerò un segreto…: non ce ne sono!
Quando un pesce è fresco,
infatti, solo il gusto del mare la fa da padrone e, così come non occorre troppo sale in quanto il pesce è già salato, più ingredienti metteremo nell'elaborazione più questi porranno una barriera fra noi e il pesce,
impedendoci di apprezzarne le intrinseche caratteristiche organolettiche.
Pensiamo al caso estremo
dei muscoli: quale olio, quale aglio, quale vino bianco, quale prezzemolo, quale
appetitoso gorgonzola o quali ricercati avvolgimenti in lardi, pancette o guanciali
potranno mai competere col raffinato (e già complesso) riscontro organolettico
di un muscolo di mare, quando è di effettiva qualità?
Vi invito semplicemente a
testare le differenze fra un muscolo allevato e uno pescato (ovviamente in
apposite zone autorizzate con licenza), oppure, nell’àmbito di quelli allevati,
fra uno locale della Spezia, dell’Adriatico, di Taranto, o di Olbia, messo a
confronto con uno di quelli che comunemente vengono importati dalla Spagna, enormemente
più grossi ma proporzionalmente duri e insapori….
Gli ingredienti, preferibilmente
profumi erbacei freschi e delicati, tradizionali o “creativi” che siano,
dovranno semplicemente contribuire a esaltare le caratteristiche del pesce (senza
mai coprirle), con grande equilibrio e misura.
I tempi di cottura invece
sono fondamentali: questo si. Un errato tempo può letteralmente
ammazzare finezza e qualità della carne di un pesce di pregio, rendendola
stopposa e difficilmente deglutibile, e convincendo chi lo mangi per la
prima volta…di non amare il pesce.
Per non parlare dei
crostacei: troppo spesso presentati aridi e asciutti da chi, avendoli sempre
utilizzati congelati e provenienti da chissà quali mari, lungi dal valorizzare
la gustosa genuinità delle carni dolci e delicate di un crostaceo fresco o
abbattuto, rischia di proporre un aroma vagamente dolciastro e chimico tanto
simile all’ammoniaca, ma derivato, pare, dai metaboliti secondari contenuti da batteri spesso presenti nella
confezione dei conservati industriali.
Il pesce non deve tappare
la bocca dello stomaco, ma deve scivolarvi giù gradevolmente, quasi
inavvertitamente, come se neppure ci avesse sfiorati.
Buon appetito…
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